NON INTOSSICHIAMO IL NATALE
“Avimme ‘ntussicato Natale”, questa la sfida schizofrenica di Giuseppe Musso, boss di Rione Sanità di Napoli. Noi dobbiamo, invece, reagire a questa deriva folle, a questi disegni di onnipotenza delinquenziale. Riappropriamoci – credenti o meno nel Cristo Salvatore - del nostro Natale, facciamone la festa dell’innocenza, della semplicità, della convivialità, dell’amore reciproco pur se intorno c’è guerra, malattie, povertà e prospettiva dolente di allargamento, cronicizzazione doolente di queste autentiche piaghe che contraddicono il 25 di dicembre.
“… Zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, … a capo chino danno fiato ai loro strumenti; a quel suono, tra gli uomini d'affari, le grevi contese d'interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più cospicuo e originale” (I. Calvino) che Charles Dickens suggerisce come: “facendo qualcosa nel proprio piccolo, si possa arrivare all’annullamento del male sociale e dunque ad una migliore condizione interiore. Lo dice specie ai membri (non tutti, ovviamente) della classe borghese, egoista e avara che sfrutta i poveri” (lo testimonia, purtroppo, la cronaca attuale nella quale c’è persino posto per poveri che sfruttano i poveri), invitandoli a dare una svolta alla loro vita per un miglioramento di tutta la società.
Ed Eugenio Montale con nostalgia, ricorda “È passata di fuori/l'indicibile musica/delle trombe di lama/e dei piattini arguti dei fanciulli:/è passata la musica innocente… ora Natale nel tepidario/ lustrante, truccato dai fumi”.
Ed allora non “‘ntussicammo” il nostro Natale. Gli antidoti sono facili da reperire pur se egoismo, prepotenze, violenze, ce li nascondono. Torniamo al “presepino/con la sua brava stella inargentata,/ coi Magi, coi pastori, per benino/ e la campagna tutta infarinata” che, persino a D’Annunzio (“il Presepio”), è riuscito a far abbandonare l’astruso della retorica ed il repertorio complesso per tornare ai propri ricordi d’infanzia, “Stanotte L’Angelo/ti porterà chi sa che bei regali!”. Sì, “bei regali” di festa povera e pur soave con “piccole cose fatte di niente” che sanno di pace, salute, benessere per tutti.
Auguri carissimi a tutti.